Con la “coalizione sociale” che raggruppa diverse fazioni della “sinistra” borghese attorno alla Fiom
Landini impantana i lavoratori nel capitalismo
Non chiede nemmeno di spazzar via il governo Renzi
Il proletariato per vincere deve unirsi al PMLI e lottare contro il capitalismo per il socialismo e il potere politico

Alla fine la “coalizione sociale” di Landini è stata presentata ufficialmente. L'evento fondativo si è concretizzato attraverso una riunione convocata sabato 14 marzo nella sede nazionale della Fiom in Corso Trieste a Roma. Una riunione a porte chiuse durata 5 ore alla quale avrebbero partecipato diverse associazioni: da Emergency all'Arci, Libertà e Giustizia, Libera e Articolo 21. Presenti anche rappresentanti di alcune categorie professionali come avvocati, farmacisti e dottorandi di ricerca. E non è mancata la partecipazione di rappresentanti politici veri e propri, impersonati da tre ex M5S tra cui la senatrice Maria Mussini.
Questi sono alcuni dei soggetti che si sono presentati a Roma dopo aver ricevuto l'invito che la Fiom ha mandato a circa 150 associazioni, reti, movimenti e personalità.

Tentativo di recuperare consensi alla “sinistra” borghese
Nella conferenza stampa finale Landini ha ribadito alcuni concetti e delineato gli scopi (almeno quelli dichiarati) della nascente “coalizione sociale” primo tra tutti “difendere i diritti di cittadinanza a partire da quello del lavoro, non solo quello del salariato, ma in tutte le forme". Ha ribadito più volte che non vuole fondare un nuovo partito (“chi oggi vuol fare un partito è meglio che vada via”) bensì l'intenzione di accorpare movimenti, reti e mondo dell'associazionismo per quella “domanda di giustizia sociale ora inascoltata e senza rappresentanza”. Parla di “spirito innovativo” su cui si fonderà la nuova coalizione sociale, “indipendente e autonoma”, puntualizza ancora, per la quale occorre individuare una “visione nuova del lavoro, della cittadinanza, del welfare e della società”.
Insomma, un linguaggio piuttosto vago, nebuloso, che lascia intendere che il percorso politico e organizzativo non è ancora del tutto definito. Probabilmente questo non è casuale ma è una scelta tattica voluta perché Landini spera che il suo progetto attragga il più vasto consenso possibile. Non solo in quell'area a sinistra del PD, ma in un raggio più ampio, ad esempio in quella del Movimento 5 Stelle. Una cosa però è lampante: da un punto di vista di classe il suo progetto è da bocciare in pieno perché tutto interno al capitalismo, non si pone minimamente l'obiettivo di superare l'attuale sistema economico, nemmeno a parole come fanno certi riformisti.
Alla fine appare come un altro degli innumerevoli tentativi, seppur in forme diverse, di recuperare consensi alla “sinistra” borghese, di riorganizzare in qualche modo quello spazio alla sinistra del PD quasi del tutto libero da sigle partitiche del regime. Per preparare “un'alternativa”, come dice Landini, alle politiche liberiste del governo Renzi e della Ue, ovvero sostenere la variante socialdemocratica del capitalismo. Un tentativo che potrebbe rivelarsi un ennesimo fallimento dopo esperienze come “l'Arcobaleno” e “Rivoluzione civile”, ed è proprio per questo che Landini cerca di tirare fuori formule diverse da quella del semplice cartello elettorale. La novità, e la gravità, sta nel fatto che vuole mettere al servizio di questo progetto i lavoratori, tirare direttamente in ballo la classe operaia e la Fiom.

Progetto interno al capitalismo
Sia dal punto di vista politico che organizzativo la Coalizione sociale si presenta come espressione della “sinistra” borghese e ad essa è subalterna. Un progetto tutto interno all'attuale sistema, dove la parola socialismo non entra neppure nel vocabolario e la stessa UE è considerata un organismo che può stare dalla parte dei lavoratori e non come espressione dell'imperialismo europeo irriformabile e da distruggere, l'unico problema, secondo Landini, è che adesso è guidata dai liberisti. Un'azione politica basata sulla difesa della Costituzione borghese del 1948, oramai fatta a brandelli da destra, sostituita nei fatti con il presidenzialismo e neofascismo, che pure gli stessi Landini e soci in parte denunciano.
A questo proposito ci viene in mente la breve intervista de Il Bolscevico a Landini durante la grandiosa manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre 2014 a Roma. La nostra giornalista, richiamando uno degli slogan della manifestazione “Per cambiare l'Italia” domandava al segretario della Fiom: Ma come si può cambiare l'Italia perdurando il capitalismo e il potere borghese? Non è il caso di cambiare società con il socialismo e dando il potere al proletariato? Landini rispondeva: Intanto penso che ci sia bisogno di applicare la Costituzione, che sarebbe la rivoluzione più forte di tutto, e noi ci stiamo battendo per questo. Domanda: Ma a quale costituzione si riferisce se il governo Renzi, ha definitivamente sepolto la Costituzione del '48? Landini: No, la Costituzione che c'è noi la vogliamo applicare, e ci vogliamo battere perché venga applicata. E' una vostra idea che non esista più. Secondo me esiste e bisogna farla applicare.
Quelle risposte date sulla Costituzione dicono chiaramente che Landini non intende spingersi oltre al capitalismo, accettandone in tutto e per tutto le regole, propinando al proletariato e alle masse illusioni costituzionali, parlamentari e riformiste. Non chiede nemmeno di spazzar via il governo Renzi, anche se lo attacca su tutta la linea, soprattutto sul Jobs Act: “questo governo e in particolare il partito di maggioranza ha cancellato i diritti dei lavoratori”. Ma se non ha portato fino in fondo l'attacco al nuovo Berlusconi Renzi alla guida della Fiom, perché dovrebbe farlo adesso con la Coalizione sociale? Come può essere credibile se per un certo periodo ha pure flirtato con Renzi e infine ha allineato la Fiom alla linea capitolazionista e attendista della Camusso?

Negazione del Partito
Si immagina una coalizione che raccolga un ampio consenso su una vaga difesa dei lavoratori e dei più deboli, un po' sullo stile dello spagnolo Podemos e della greca Syriza, anche se lui smentisce. Alcuni osservatori politici hanno rilevato che, pur con tutte le dovute differenze, assomigli più a Solidarnosc. In effetti non mancano alcune somiglianze con il sindacato-partito polacco, con alla base gli operai ma alla testa la borghesia, in quel caso di destra e cattolica.
La Fiom in apparenza sembra che guidi questa coalizione ma in realtà il sindacato dei metalmeccanici di sinistra faccia solo da sgabello a varie fazioni della “sinistra” borghese. Il ruolo della Fiom semmai è quello di dare un consenso di massa, di costituire la forza d'urto e non ultimo fornire un sostegno concreto fatto di strutture organizzative distribuite capillarmente sulla maggior parte del territorio nazionale. Sostegno senza il quale le principali correnti democratico borghesi della Coalizione, come ad esempio quella rappresentata da Rodotà, Zagrebelsky e Sandra Bonsanti non potrebbero avere alcun peso. Per essere concreti, chi dovrebbe portare in piazza migliaia di persone? L'associazione Libertà e Giustizia della Bonsanti? Gino strada con Emergency?
Si teorizza la scomparsa stessa della forma partito definita “ottocentesca”, da sostituire con nuove forme di aggregazione, contenitori di tante realtà diverse. Difatti Landini ripete spesso che lui vuole rappresentare tutti i lavori, quindi domandiamo noi, anche i padroni di piccole aziende che stanno alla produzione accanto ai dipendenti? Assieme alla classe operaia e ai lavoratori? Non a caso il progetto di Landini ha subito avuto il sostegno di coloro che da sempre predicano “rifondazioni”, “nuovi laboratori”, discontinuità con l'esperienza del movimento operaio internazionale per giustificare il rigetto del socialismo e l'accettazione del capitalismo. Come il segretario del PRC Ferrero, quello di SEL Vendola, il trotzkista dichiarato Turigliatto (anche se costoro hanno progetti organizzativi diversi) e il rinnegato e folgorato sulla strada di papa Bergoglio Bertinotti.
Ma al di là delle dichiarazioni poi conteranno i fatti. Per ora Landini non ha voluto chiarire quale sarà lo sbocco politico della Coalizione sociale, rigetta in ogni modo l'ipotesi che si trasformi in partito. Comunque sia, cosa faranno alle prossime elezioni? Alle regionali sosterranno un candidato di qualche partito o ne presenteranno uno loro? Forse è troppo presto e aspetteranno le prossime elezioni politiche, ammesso che il progetto sia ancora in piedi? Sicuramente combattono l'astensionismo di sinistra come ha dichiarato più volte Landini, cercando di riportare questo elettorato a credere nelle illusioni parlamentari.

Occorre dar forza al Partito del proletariato, il PMLI
Il PMLI con tutte le sue forze combatte contro il governo Renzi ed è disposto a fare fronte unito con tutti quelli gli si oppongono. Per contrastare l'attacco ai diritti dei lavoratori, allo stesso diritto del lavoro borghese, alle libertà democratico-borghesi, il PMLI ritiene che ci sia bisogno di un ampio arco di forze disponibili a sbarrare la strada al nuovo Berlusconi. E' necessario spazzare via al più presto questo governo prima che porti a compimento il suo nero disegno. Tuttavia Landini con la Coalizione sociale si pone un altro obiettivo: rappresentare politicamente i lavoratori per impantanarli nel capitalismo. E in questo caso i marxisti-leninisti si collocano su tutt'altro piano.
Il PMLI ha invece come obiettivo il socialismo e si tratta di scegliere quale sia la strada vincente per mettere fine al dominio della borghesia. Fermo restando il capitalismo non c'è futuro per il proletariato che al massimo potrà ricevere delle briciole dal lauto banchetto a cui siede la borghesia, ma sarà sempre subalterno ad essa. Quindi occorre superare il sistema economico capitalistico, che non può evolvere verso il socialismo gradualmente e attraverso il mero elettoralismo, ma solo attraverso la rottura rivoluzionaria. “Per fare la rivoluzione occorre un partito rivoluzionario” sono le semplici ma inappellabili parole di Mao che indicano la strada da seguire. Prima di tutto occorre volere il socialismo e voler fare la rivoluzione, poi serve un partito che la guidi, un partito del proletariato che ne rappresenti gli interessi, rivoluzionario e completamente autonomo e indipendente dalla borghesia e contrapposto a essa.
Questo partito esiste già, è il PMLI. Si tratta solo di farlo crescere affinché diventi effettivamente il partito della classe operaia, e non solo idealmente come lo è adesso, che diventi un Gigante Rosso anche nel corpo per assolvere i suoi compiti rivoluzionari. Quando il proletariato si unirà al PMLI per combattere il capitalismo, per il socialismo e il potere politico, allora si potrà spalancare anche in Italia uno scenario in cui i lavoratori siano protagonisti del loro destino e non subordinati alla borghesia, nemmeno nella sua variante di “sinistra”.
Progetti come quello di Landini invece servono solo a spargere nuove illusioni di cambiamento, fermo restando il capitalismo, che non porteranno alcun vantaggio ai lavoratori e alle masse popolari del nostro Paese.

25 marzo 2015